Nel processo di apprendimento di una lingua, così come nell’evoluzione linguistica di una persona, la grammatica gioca solo un ruolo secondario. Non è infatti questa a metterci nelle condizioni di parlare una lingua; semmai la sua funzione è quella di rifinire una lingua che siamo di fatto già in grado di parlare.
“Non ha senso insegnare la grammatica a chi la lingua non è in grado di apprezzarla, e di apprezzarla completamente.” – Frau Zorzenon
Per comprendere bene questo passaggio, vediamo come nascono le lingue.
Per prima cosa c’è ovviamente il pensiero, ovvero quell’insieme di immagini che popolano la nostra mente e dalle quali scaturiscono le relative emozioni: ad esempio, se penso alle vacanze provo gioia ed entusiasmo, mentre se penso al lavoro sono magari piu’ serio e determinato.
Dall’emozione dipende quindi la postura del nostro corpo: una persona felice tenderà ad avere una postura più aperta e rilassata, metre una persona triste tenderà ad apparire più rigido e contratto.
La postura, e dunque il corpo, fa allora da cassa di risonanza e modella il suono che esce dalla sua bocca, dando così vita all’accento. Questa è una cosa che ad esempio i cantanti sanno bene: a seconda della postura che assumiamo, la nostra bocca produce suoni differenti.
Sull’accento si costruisce infine la grammatica. Come una sorta di spartito musicale, l’accento (ritmo, tonalità, velocità, etc.) detta le linee guida per lo sviluppo della grammatica e delle varie regole di sintassi.
Ovviamente non si tratta di un processo lineare – spesso gli elementi interagiscono e si influenzano tra loro. Tuttavia è innegabile il ruolo subordinato della grammatica: quella che è dai più considerata il punto di partenza nello studio di una lingua, nella realtà è solo l’ultimo tassello, l’ultima di ruota del carro, di un processo che è nato a monte, dal pensiero. E poiche’ la grammatica è solo l’ultimo step, questa per essere compresa realmente, e a fondo, va studiata a partire da quello che l’ha innanzitutto generata: ovvero, pensiero, emozione, postura e accento.
E se questo vale per tutte le lingue, vale ancora di più per le lingue germaniche nelle quale la maggioranza di regole ed eccezioni grammaticali sono di origine puramente fonetica. Vale a dire che non sono spiegabili razionalmente, ma solo se vai a orecchio ti rendi conto che hanno senso. E quando una cosa acquista senso, memorizzarla e fissarla dentro di noi diventa poi un gioco da ragazzi.
Ma a che cosa serve allora la grammatica?
La grammatica serve a rifinire la lingua. La grammatica serve a pulirla, a renderla bella, ordinata e armoniosa. Non a caso, per tanti secoli, il termine inglese “grammar” veniva usato proprio come sinonimo di “glamour”. Dunque, la grammatica vista come uno strumento per dare glamour alla lingua, per dare a questa una dimensione più aulica. Ma, ovviamente, per darle glamour, c’è bisogno che alla base la lingua sia già esistente.
Parlando per metafore, per imbastire un vestito e metterlo su un manichino, devo già essere in possesso della stoffa. La stoffa è creata da pensiero e suono, i quali sono ciò che danno sostanza fisica alla lingua e ci mettono nelle condizioni di parlarla. La grammatica invece è lo stilista, vale a dire colui che dà alla lingua una forma gradevole e rifinita.
Riassumendo: prima si impara a comprendere e a parlare attraverso pensiero e suono, e poi si perfeziona il tutto con la grammatica. Non il contrario.