Per parlare inglese in modo naturale, per sostenere una conversazione in totale serenità, senza paura di sbagliare o di non comprendere quello che vi viene detto, conoscere a memoria vocaboli e regole grammaticali serve a ben poco. Per riuscire a fare nostra questa lingua, e a padroneggiarla da madrelingua, occorre adottare un approccio differente. Fabrizia Zorzenon, autrice di Code-Switching. Il Corso di Inglese per lo Sviluppo del Bilinguismo, spiega gli step iniziali per un inglese parlato di pancia, da perfetto bilingue.
Imparare a pensare in inglese significa imparare a cogliere il punto di vista inglese, ovvero imparare a comprendere il loro modo di vedere le cose e intendere la realtà. Questo modo è così distante da quello italiano che, molto spesso, alla medesima parola (o espressione) vengono attribuite interpretazioni e significati anche molto differenti. Imparare a pensare in inglese è quindi essenziale per dare alle parole la giusta interpretazione.
Purtroppo, la maggioranza dei fraintendimenti linguistici nei quali noi italiani cadiamo di frequente nasce proprio da qui: dal fatto che ci limitiamo a tradurre alla lettera il nostro pensiero, e che quindi pretendiamo di parlare inglese continuando però a pensare in italiano. Questa pratica è però estremamente pericolosa: non solo ci pone in situazioni nelle quali ciò che diciamo non viene interpretato correttamente, ma ci impedisce anche di capire cosa l’altra persona desidera effettivamente comunicarci.
“Per riuscire a comprendere realmente una lingua, per riuscire a fare alle parole il giusto peso e valore, è necessario studiarla all'interno del suo contesto culturale. Non si può studiare una lingua disconnettendola dalla cultura che l’ha creata. Farlo significherebbe far perdere di senso alla lingua, la quale non diventerebbe altro che una combinazione casuale disegni grafici… proprio come il gioco dello Shangai.” (Frau Zorzenon)
Imparare a pensare in inglese è inoltre importante perchè è la chiave per comprendere realmente come funziona la grammatica inglese e, quindi, per dare un senso concreto e tangibile a tutta quella miriade di regole e eccezioni che la fanno apparire molto spesso complessa e arzigogolata, quando invece è estremamente basica ed elementare. Tuttavia, per cogliere questa semplicità, la grammatica inglese va studiata con il “metodo inglese”, vale a dire seguendo la logica anglosassone. Questa è una logica che è così distante da quella italiana che molto spesso la comparazione tra le due lingue è praticamente impossibile. Parafrasando Bill Bryson, studiare inglese continuando a pensare alla latina è un po' come giocare a basket sui pattini da ghiaccio. Ti fai solo tanto male.
“La grammatica inglese appare a prima vista complessa e confusionaria per la sola ragione che le sue regole e la sua terminologia sono basate sul latino – una lingua con cui l’inglese ha però davvero poco in comune.” (Bill Bryson)
Per imparare ad ascoltare si intende invece "imparare a sentire la lingua con le orecchie di un inglese". Vale a dire, educare l'educare l'orecchio ad avere un chiaro senso dei suoni e della melodia della lingua, perché è propri su questi che si fonda grammatica e sintassi.
Inoltre c'è da dire che per uscire a far si che la nostra bocca emetta dei suoni, occorre che il nostro orecchio quei stessi suoni sia prima in grado di sentirli e sentirli nitidamente. Come spiegava l'otorinolaringoiatria francese, Alfred Tomatis, già negli anni 50, la nostra capacità di riprodurre i suoni di una lingua è direttamente proporzionale alla nostra capacità di sentire gli stessi. E purtroppo (o per fortuna), la lingua inglese lavora su frequenze, e a velocità, che l’orecchio italiano, se non preventivamente educato, non è in grado di gestire.
Per fare un esempio, mentre l’orecchio italiano è naturalmente tarato per lavorare su frequenze che viaggiano tra i 2.000 e i 4.000htz, la lingua inglese si compone per lo più di suoni acuti e sibilanti, i quali possono arrivare anche ai 20.000htz. Questi suoni, per poter essere sentiti e riprodotti, necessitano di un orecchio molto sensibile e con qualità simili a quello di un impianto stereo ad altissima fedeltà.“Per imparare a comprendere e a parlare inglese, occorre innanzitutto imparare ad ascoltare i suoni di questa lingua e sentirli chiaramente. Se il mio orecchio non ha l’immagine chiara e distinta di un suono, la mia bocca quello stesso suono non è infatti in grado di riprodurlo, anche se sulla carta so come si scrive. Questa non è filosofia. Questa è biologia pure.” (Fabrizia Zorzenon)
Qualsiasi sia la lingua che si voglia studiare, la componente suono e la componente cultura giocano un ruolo chiave nel dare a questa forma e struttura. Pensiero e Suono rappresentano il fondamento della lingua – il suo "codice sorgente" – e sono la chiave per un lingua parlata di pancia, da madrelingua.
Infatti, è solo attraverso queste chiavi che si può comprendere a fondo la lingua e sviluppare una consapevolezza tale di essa che padroneggiarla diventa poi un fatto automatico e naturale, proprio come la nostra madrelingua.
Pensiero e Suono sono inoltre il veicolo per coltivare la lingua dentro di noi, rendendola quindi un qualcosa di innato. Preparano il terreno e creano le condizioni fisiche e mentali affinché la lingua possa esse instillata dentro di noi e possa crescere naturalmente.
Infine, come da bambini abbiamo imparato la nostra madrelingua semplicemente osservando (pensiero) e ascoltando (suono), da adulti, le stesse fungono da chiave per fare leva sul nostro innato potenziale linguistico e risvegliare quel genio poliglotta che vive dentro ciascuno di noi. In altre parole, sbloccano il canale delle lingue.