TUTTA UNA QUESTIONE DI METODO
È ormai risaputo che in Italia le lingue straniere creano non pochi problemi a chi si accinge a studiarle, e che nonostante gli innumerevoli anni spesi nel tentativo di acquisirne la padronanza i risultati spesso lasciano a desiderare. In particolare, la mancanza di spontaneità, scorrevolezza e fluidità nel parlato è ciò che si riscontra più frequentemente tra gli studenti italiani di tutte le età. Non si evidenzia magari alcuna difficoltà nella lettura e comprensione di un testo ma, nel momento in cui si cerca di parlare liberamente, blocchi emozionali e tensioni nervose prendono spesso il sopravvento lasciando purtroppo l’alunno a bocca asciutta. Analizzando poi le classifiche di english proficency, l’Italia si posiziona appena al 28esimo posto dopo paesi come il Portogallo, la Spagna, l’Ucraina e laLettonia; paesi quindi che hanno una valenza economica e culturale inferiore rispetto all’Italia dimostrano invece, il più delle volte, una competenza linguistica nettamente superiore. D’altronde, non di rado ormai s’incontrano stranieri i quali, pur di trascorrere una vacanza in Italia e interagire con gli autoctoni, si preparano linguisticamente con largo anticipo raggiungendo in pochi mesi risultati capaci di creare non poco imbarazzo, anche tra i più ferrati madrelingua.
IL METODO LATINO, INCAMERA MA NON CONDIVIDE
Come spiega Frau Zorzenon tale deficit non è però di origine genetica: chi pensa cioè chegli italiani siano geneticamente poco inclini allo studio delle lingue straniere rischia di fraintendere la situazione. Il problema infatti non risiede nella persona ma piuttosto nel metodo che da sempre viene utilizzato all’interno della scuola italiana per l’insegnamento delle lingue straniere. Come aggiunge Fabrizia, figlia della fondatrice e autrice del famoso Corso di Inglese per lo Sviluppo del Bilinguismo, un corso che consente a chiunque di superare il Toefl in appena 6/8 mesi partendo anche da zero, “l’approccio all’insegnamento delle lingue straniere avviene in Italia secondo una metodologia che potremmo definire “latina” e che era stata introdotta secoli fa con il fine di fare le famose versioni di latino, ovvero prendere un testo antico e comprenderne il significato per poi rielaborarlo in chiave contemporanea utilizzando la lingua corrente. In tal senso, il metodo “latino” si avvale di un approccio interamente incentrato sullo studio mnemonico delle regole grammaticali, tralasciando invece tutto ciò che riguarda l’ascolto, la riproduzione e il pensiero che sta alla base della lingua, cioè proprio quegli elementi che da piccoli ci hanno consentito di diventare di madrelingua italiana, da perfetti autodidatti e in modo del tutto spontaneo e naturale”.
Il problema, in particolare, si è presentato quando il latino a scuola è stato progressivamente soppiantato da lingue più moderne e gli insegnanti, un po’ erroneamente, hanno applicato lo stesso metodo all’apprendimento di lingue il cui studio ha invece finalità differenti: in sostanza, se noi oggi ci dedichiamo allo studio delle lingue straniere, non lo facciamo unicamente per il gusto di riuscire a comprendere un testo scritto ed incamerarne le informazioni; se noi oggi studiamo l’inglese o il tedesco lo facciamo soprattuto con l’intento di comunicare con gli altri, portare fuori la nostra interiorità e condividere le nostre idee con il resto del mondo: abilità che il metodo latino non è purtroppo in grado di insegnare in quanto il suo approccio si limita alla comprensione visiva di un testo, mentre dell’ascolto e del parlato non vi è alcuna traccia. Ecco spiegata la ragione che porta oggi la stragrande maggioranza degli italiani di tutte le eta’ a comprendere facilmente un testo scritto ma a cadere nel buio esilenzio più profondo quando si tratta invece di ascoltare e conversare.
IL MADRELINGUISMO, UN GRANDE FRAINTENDIMENTO
I Corsi di Tedesco e Inglese di Ricercare Per Imparare non si limitano quindi allo studio della grammatica o dei vocaboli. Frau Zorzenon e Figlia insegnamo innanzitutto un metodo che, applicato alle lingue straniere, mette lo studente nelle condizioni di “auto-innescare” la molla del madrelinguismo. Come spiega Fabrizia nei suoi numerosi video, “oggi vi è un grande misunderstanding circa il significato reale di questo termine. Solitamente si crede che l’ “essere di madrelingua italiana” sia una naturale conseguenza di quanto abbiamo ereditato geneticamente dai nostri genitori. Il madrelinguismo, invece, nulla ha a che vedere con il DNA di chi ci ha creato: esso è un fattore puramente culturale e in quanto tale è legato esclusivamente all’ambiente culturale nel quale una persona viene cresciuta ed educata. Ponendo ad esempio il caso di un adulto nato da madre cinese ma allevato e cresciuto a Parigi, alla domanda che gli si potrebbe porre su quale lingua egli percepisca come lingua madre, ovvero quella più spontaneamente utilizzata nel parlato di tutti i giorni, nel 99% dei casi la risposta ricadrebbe sul francese e non sul cinese. Questo perchè, ripeto, il madrelinguismo non è un fatto genetico.
Il madrelinguismo è legato alla nostra forma-mentis e, come questa è mutabile nel tempo, anche il nostro madrelinguismo può conoscere più stagioni.
PER UNA RI-DEFINIZIONE DI MADRELINGUISMO
Se non è un fatto genetico, allora il madrelinguismo in cosa consiste? Esso è innanzitutto una potenzialità. Il madrelinguismo è la capacità innata in tutti gli esseri umani (nessuno escluso) di imparare una qualsiasi lingua, in modo del tutto spontaneo e naturale, attraverso due semplici operazioni: l’osservazione diretta della realtà nella quale viviamo e l’ascolto dei suoni che percepiamo intorno a noi. Osservazione e ascolto, ovvero cultura e suono, sono cio’ che realmente ci consente di innescare il madrelinguismo e raggiungere in pochi mesi risultati ben superiori rispetto al cosiddetto C2.
Come aggiunge Frau Zorzenon, “in tutto ciò la grammatica ha un valore secondario. Essa è certamente importante ma solo in uno step successivo. La grammatica serve a mettere i fiorellini su tutto ciò che esprimiamo, a rendere il discorso elegante ed armonioso, ma, fine a se stessa, non porta ad alcuna meta”.
Se prima non entriamo in risonanza con il suono della lingua che vogliamo apprendere e non impariamo a pensare alla maniera di un vero inglese o tedesco, la grammatica da sola serve a ben poco, in quanto essa non insegna a parlare.
LA LINGUA INGLESE
Cultura e suono, dunque, sono i due fattori sui quali Frau e Figlia lavorano fin da subito per innescare la molla del madrelinguismo. Il Corso di Inglese, spiega Fabrizia, “prevede 18 appuntamenti dei quali le prime due lezioni sono orientate alla scoperta dell’englishness e del suono inglese, mentre la grammatica viene affrontata solo a partire dalla terza lezione. Cosi’ facendo, lo studente viene messo nelle condizioni di comprendere fin dal primo momento, quanto la lingua inglese sia di fatto una delle piu’ elementari sulla faccia della terra e quanto la sua grammatica, che di solito richiede molti anni di studio scolastico, faccia in realtà capo a solo 5 regole fondamentali, a 5 principi cardine per i quali 10 oredi lezione sono più che sufficienti per sviscerarne ogni aspetto”. Ad esempio, per presentare tutti i tempi verbali, occorrono secondo Fabrizia appena 10 minuti: “Le forme verbali in inglese, passivi ec ondizionali inclusi, sono infatti governati da due semplici matrici le quali, una volta individuate e comprese, consentono di saltare con grande facilita’ e immediatezza da un tempo all’altro, da una struttura all’altra! Dicasi altrettanto di ausiliari, preposizioni e dei tanto odiati phrasal verbs”.
Come puntualizza Fabrizia, “i 5 pilastri della grammatica inglese insegnano innanzitutto a ragionare al pari di un vero inglese e a comprendere che se la lingua inglese è così strutturata è perchè essa è il prodotto di una determinata cultura e un preciso modo di essere, pensare ed agire. Comprendere il codice comportamentale che sta alla base di ogni pilastro è il passo essenziale per sviluppare l’intuito anglosassone, innescare il madrelinguismo e sganciarsi una volta per tutte dallo studio sterile e passivo dei testi di scuola”.
LA LINGUA TEDESCA
Lo stesso vale per il Corso di Tedesco, ovviamente! Come fa notare Frau Zorzenon, sebbene il tedesco sia una versione più evoluta dell’inglese, alla base di tutto vi è sempre un pensiero “bambino”. “Se chiedete ad un tedesco di parlare italiano continuando nel contempo a pensare secondo la propria cultura madre, vi renderete conto che parla esattamente come un bambino di quinta elementare. Non a caso, il lavoro più impegnativo per un italiano, la cui lingua madre è per sua natura astratta e laboriosa, è proprio quello di abbattere gli schemi razionali e tornare con la testa a quando era piccino!
D’altro canto, se fin da subito si cura questo passaggio che è tanto necessario quanto fondamentale, articoli, verbi, preposizioni e parole composte diventano un gioco da ragazzi, perche’ di immediata comprensione. Parola di Frau”.
Diventare bilingue significa sviluppare un doppio madrelinguismo; significa acquisire la seconda lingua con la stessa modalità con cui da bambini siamo diventati di madrelingua.